La Vena del Gesso romagnola
Uomo e ambiente
Mostra fotografica
LA CAVA DI GESSO DI MONTE TONDO
(Riolo Terme e Casola Valsenio)
La mostra è stata esposta presso il
Palazzo delle Esposizioni, Corso Mazzini, FAENZA
nel dicembre 2021
Foto aerea georeferenziata della Vena del Gesso e delle aree circostanti.
E' evidenziata la cava di Monte Tondo
Monte Tondo in un’immagine storica di inizio Novecento dello studio fotografico Tamburini di Imola. (Biblioteca Comunale di Imola)
Monte Tondo in un’immagine storica degli anni ’20-’30 del Novecento, precedentemente all’apertura della cava.
(foto Archivio Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale)
La situazione attuale: la cava, aperta negli anni ’50 del Novecento, ha letteralmente divorato il rilievo di Monte Tondo.
(foto Archivio Speleo GAM Mezzano)
La cava di Monte Tondo all’inizio dell’attività. Fotografie datate 24 settembre 1958 e febbraio 1959. (Archivio A. Olivier)
Monte Tondo, la cava e la Vena del Gesso visti dalla sinistra idrografica del Senio. Presso il margine destro dell’immagine è visibile il franamento di materiali di risulta della cava che, negli anni ’60, raggiunse il fondovalle e il fondo “Bugame Nuovo”. (Archivio L. Bentini. Montaggio di tre fotografie. Novembre 1968)
Foto a sinistra: nell’agosto 1959 la parte superiore della parete è stata demolita per far posto ad una strada di servizio, la parte sottostante è parzialmente interessata dalla discarica di materiale di riporto. Pochi mesi dopo (foto a destra), nel maggio 1960, nell’area intorno all’ingresso della Grotta del Re Tiberio (pallino rosso) non è più distinguibile alcuna morfologia naturale, scomparsa sotto la discarica; l’imboccatura stessa appare parzialmente ostruita (foto Archivio A. Olivier).
Discarica nei pressi della località Crivellari. La foto risale agli anni sessanta del secolo scorso.
Vista parziale della discarica nei pressi della località “I Crivellari” prima dell’inerbimento con utilizzo di piante non autoctone. La foto risale agli anni Sessanta del secolo scorso.
(foto Archivio Speleo GAM Mezzano)
Galleria artificiale di “quota 160”. A partire dal 1966 e fino alla fine degli anni ottanta, all’interno di Monte Tondo sono stati scavati circa 20 chilometri di gallerie, così molte grotte sono state distrutte e l’idrologia sotterranea è stata irreparabilmente alterata. (foto Archivio Speleo GAM Mezzano)
Lo splendido pozzo di 36 metri nell’Abisso Tre anelli è stato intercettato, alla base, da una galleria di cava. Successivamente allo scatto di questa foto, una serie di rovinosi crolli, dovuta probabilmente alle vibrazioni determinate dallo scoppio delle mine, ne ha ancor più alterato la morfologia. Un pozzo di dimensioni ancora maggiori (ben 50 metri, uno dei pozzi nel gesso più profondi al mondo...) è destinato alla distruzione qualora la cava intercetti l’Abisso Mezzano.
La “risorgente” della Grotta del Re Tiberio come si presenta oggi. La regimazione delle acque impedirà per sempre la naturale evoluzione del relativo sistema carsico che, in condizioni naturali, tende a sviluppare nuove gallerie drenanti in relazione all’abbassamento del corso d’acqua esterno in cui confluisce (in questo caso il Torrente Senio). In sostanza, anche la futura evoluzione del sistema carsico è irrimediabilmente compromessa.
Alcune tra le tante cavità del sistema carsico del Re Tiberio distrutte dall’avanzamento del fronte di cava.
Foto aerea georeferenziata dell'aera prossima alla cava di Monte Tondo. Sono evidenziati le planimetrie delle grotte e i percorsi delle acque.
Planimetria del sistema carsico del Re Tiberio con evidenziati i tratti intercettati dall'attività di cava.
Cava di Monte Tondo: pianta e sezioni dei lavori in sotterraneo all’1 gennaio 1984; livello 200. (Archivio A. Olivier)
Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna Speleo GAM Mezzano-RA