Lo studio floristico, fitogeografico e vegetazionale dei substrati gessosi ha da  lungo tempo interessato i botanici, i quali hanno cercato di stabilire quale influenza questi esercitassero sulle piante. In un primo tempo si era creduto di poter individuare una flora gipsofila, cioè strettamente legata al chimismo dei gesso, ma successivamente tale ipotesi è stata superata e viene oggi riconosciuto alla flora e alla vegetazione di questi ambienti un generico valore calcifilo e xerofilo. È esauriente a tale proposito la trattazione di Zangheri che, confrontando flora e vegetazione dei gessi romagnoli con quelle delle rupi calcaree, non trova differenze notevoli tra queste.

 

La Vena del Gesso si sviluppa da est a ovest, quindi le rupi sono esposte a sud da un lato e a nord dall’altro. Ciò genera un particolare microclima caldo e arido da una parte, fresco e umido dall’altra, con condizioni ambientali diversissime, lungo il crinale, a distanza di pochi metri.

I versanti esposti a sud presentano aspetti termofili (di climi caldi) e xerofili (di climi aridi) in cui sono presenti elementi tipicamente mediterranei, rupi con roccia affiorante alternate a macchia e gariga. Nei versanti esposti a nord e nelle forre ombreggiate gli habitat sono sciafili (di luoghi ombrosi) o mesofili (amante di condizioni intermedie), con boschi cedui, castagneti da frutto, boschi particolarmente freschi e umidi in corrispondenza delle doline.

Le associazioni vegetali presenti nella Vena del Gesso sono state cartografate dalla Regione Emilia-Romagna, che ha individuato poco meno di 50 formazioni. Non esiste un censimento esaustivo delle specie di piante presenti nel territorio del Parco della Vena del Gesso. Tuttavia, dai dati raccolti dai diversi Autori, è possibile stimare la presenza di oltre 1000 specie di piante.

Una specie vegetale rarissima è presente con l’unica stazione italiana: Felcetta persiana (Cheilanthes persica) (foto a destra).

Rupi di gesso esposte a sud

 

Le imponenti rupi di gesso esposte a meridione sono l’ambiente più caratteristico della Vena del Gesso; ne rappresentano il paesaggio più originale ed evocativo. Questi versanti caldi ed assolati determinano, inoltre, il particolare microclima che permette la presenza di habitat e specie tipicamente mediterranee. In essi si possono distinguere due habitat prevalenti, i popolamenti rupicoli e la gariga. Sulle rupi più impervie vivono, direttamente abbarbicate sulla roccia gessosa, molte specie adattate a questi ambienti estremi, aridi e inospitali; tra esse vi è l’emblema botanico del Parco della Vena del Gesso Romagnola, la rarissima felcetta persiana. L’habitat delle rupi presenta la tipica vegetazione delle pareti rocciose mediterranee, con varie specie di muschi, licheni e alcune piante erbacee che insinuano le proprie radici nelle fessure delle rocce, come sassifraga annuale, geranio volgare, elicriso, artemisia maschio. Nei punti in cui i detriti organici e lo sfatticcio roccioso si accumulano, grazie alla minore pendenza, si forma un sottile strato di suolo, che permette lo sviluppo di specie più esigenti e di maggiori dimensioni. In queste condizioni si afferma la gariga, tipologia vegetazionale tipicamente mediterranea, costituita da macchie di arbusti sempreverdi alternati a prati aridi, in parte costituiti dalle stesse specie presenti sulle rupi; questi prati presentano varie specie di borracina con alisso annuo, elicriso, viperina comune, fumana, ruta comune, timo bratteato. Anche tra gli arbusti vi sono molte specie mediterranee, come terebinto, alaterno, lantana, fillirea, leccio. Al piede delle rupi si trovano arbusteti più diversificati, con ginepro comune, rosa selvatica, citiso, prugnolo e, dove i terreni si presentano ancora più aridi e poveri, macchie compatte di ginestra odorosa.

 

 

Boschi e Castagneti del versante nord

 

Nel versante nord della Vena le pendici dei monti sono meno ripide e, pur in presenza di alcune rupi esposte, si hanno generalmente pendii più dolci e ricoperti di boschi o boscaglie. Il microclima di questi versanti è più fresco e umido e, in alcuni casi di forre o doline più incassate e particolarmente ombrose, addirittura molto più freddo delle aree circostanti.

Le formazioni boschive più comuni e diffuse sono dominate da tre specie, che si associano e dominano i boschi in modo diverso a seconda dell’esposizione e del tipo di suolo: roverella (dominante nei versanti più assolati), carpino nero (dominante sul lato Nord), orniello; a queste specie si associano acero campestre, sorbo comune, ciavardello e cerro.

Le rupi esposte a Nord presentano varie specie di muschi e licheni, associati a molte felci, tra cui la comune cedracca, felce dolce, falso capelvenere e la rarissima lonchite; in queste stazioni vegeta il raro borsolo, piccolo ed elegante arbusto tipico delle pareti rocciose fresche in habitat montani. In alcuni casi, in vallecole particolarmente fresche e ombreggiate, su versanti accidentati si formano piccoli lembi di bosco più tipicamente montano, decisamente fuori zona, in questi habitat si trovano specie erbacee sempre legate a microclimi freschi e umidi, come scilla silvestre, mercorella canina, bucaneve.

In alcuni casi, nei versanti settentrionali, i boschi sono stati sostituiti da castagneti da frutto, con esemplari plurisecolari ricchi di cavità e, quindi, molto importanti dal punto di vista ecologico.

Altri boschi di origine artificiale, ma privi di interesse naturalistico ed ecologico, sono i rimboschimenti di pino nero, specie di origine illirica, con presenza di esemplari di pino silvestre che, pur non essendo caratteristico dei luoghi, appartiene, quanto meno, alla flora italiana.

 

 

Grotte e fenomeni carsici

 

La Vena del Gesso romagnola presenta una grande ricchezza di fenomeni carsici, con un esteso sistema di doline, inghiottitoi, grotte, risorgenti e forre; le imboccature più fresche ed ombreggiate, così come le pareti delle forre umide presentano spesso ricchi e affascinanti popolamenti di felci, tra cui la rara lingua cervina.

 

 

Fiumi e torrenti

 

La Vena del Gesso romagnola è solcata da quattro corsi d’acqua principali, il fiume Santerno, il torrente Senio, il torrente Sintria e il fiume Lamone. Lungo questi corsi d’acqua si sviluppano boschi ripariali interessanti, in particolare dove la manutenzione idraulica li lascia sviluppare più liberamente. Alcune formazioni possono essere ricondotte ad habitat protetti, come i rari boschi dominati dall’ontano nero o le più comuni foreste a galleria di salice bianco e pioppo bianco. Negli ampi letti di ciottoli e ghiaia che si formano dove il fiume, rallentando, allarga il proprio alveo disperdendo il corso d’acqua in vari rivoli anastomizzati, si trovano interessanti macchie di arbusti, in prevalenza salici.

Nelle pozze laterali o nei tratti dove la corrente torrentizia rallenta, si formano piccoli lembi di habitat palustri, legati ad acque limpide e pulite, costituiti da tappeti di alghe del genere Chara.

 

 

Aree agricole

 

L’agricoltura è un elemento determinate del paesaggio della Vena del Gesso Romagnola; il mosaico variegato da una piacevole alternanza di coltivi a seminativo, frutteti, vigneti ed uliveti, separati da siepi, boschetti e corsi d’acqua costituisce un arricchimento dell’area protetta.

Nei laghetti ad uso irriguo, che, se ben gestiti, sovente acquisiscono aspetti naturali di grande interesse, legati al ristagno di acque più ricche di nutrienti, con vegetazione galleggiante di alcune specie di Potamogeton.

 

 

 

 

Pagina a cura di Massimiliano Costa

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