La Vena del Gesso romagnola
Carsismo e speleologia
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Il catasto delle cavità naturali dell'Emilia-Romagna
Le grotte della Vena del Gesso in 3D
Il quaranta per cento della superficie montuosa italiana è interessata da fenomeni carsici.
In queste zone la roccia è solubile, si scioglie cioè al passaggio dell’acqua che percola al suo interno, allarga le vie di circolazione sotterranea e genera ambienti talora percorribili dall’uomo: le grotte.
È ovvio perciò che, nelle zone carsiche, e quindi anche nella Vena del Gesso, la circolazione dell’acqua avviene di norma in profondità.
In Italia e nel resto del mondo gran parte delle grotte si aprono in rocce calcaree (in rosso nell'immagine a destra), come la ben nota grotta di Frasassi, la grotta di Castellana, e quelle del Carso triestino.
Relativamente più rare sono invece le grotte in rocce gessose (in verde), presenti, per quanto riguarda l’Italia, per lo più in Sicilia, Calabria, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Quest’ultima è la regione italiana più povera di aree carsiche: meno dell’1% del territorio è interessato da fenomeni di questo tipo.
Nel gesso i meccanismi di dissoluzione della roccia sono sostanzialmente diversi rispetto al calcare, quindi le grotte della nostra regione, pur non raggiungendo la spettacolarità e l’imponenza di quelle sopra citate, hanno caratteristiche peculiari che le rendono uniche nel loro genere e dunque particolarmente degne di essere studiate e salvaguardate. Non a caso gran parte delle zone carsiche dell’Emilia-Romagna sono comprese in parchi od in aree protette.
Nella sola Vena del Gesso Romagnola gli speleologi hanno esplorato, fino ad oggi, oltre 200 grotte per uno sviluppo complessivo che supera i 40 chilometri.
Le grotte della Vena sono un mondo buio e nascosto e tuttavia straordinario. Ci sono cavità lunghe alcuni chilometri e profonde fino a 200 metri: è un alternarsi di corsi d’acqua, gallerie, sale, pozzi e cunicoli con diffusa presenza di concrezioni, erosioni e riempimenti unici nel loro genere.
Queste grotte non sono però di facile percorribilità e richiedono, quasi sempre, la conoscenza delle tecniche speleologiche, nonché il possesso di un’adeguata attrezzatura.
Nonostante ciò, anche chi non è speleologo può conoscere, in parte, i fenomeni carsici della Vena del Gesso.
Una grotta parzialmente turistica, la Tanaccia, nei pressi di Brisighella, consente a tanti di scendere facilmente in profondità ed è, per questo, meta di periodiche ed affollate visite guidate.
Pure i primi metri della Grotta del Re Tiberio, nei pressi di Borgo Rivola sono accessibili a tutti.
Anche una camminata lungo i facili sentieri del Parco può riservare molte sorprese. Non è necessario “andare in grotta” per far conoscenza diretta dei fenomeni carsici. Allo sguardo attento non può sfuggire la diffusa presenza di ampie depressioni - le doline - che raccolgono le acque e, tramite profondi inghiottitoi, le convogliano nei torrenti sotterranei. Se poi si cammina più a valle, là dove le rocce non carsificabili si sostituiscono al gesso, si intercettano gli stessi torrenti nei punti in cui, dopo aver percorso centinaia di metri all’interno della montagna di gesso, tornano finalmente alla luce del sole.
Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna Speleo GAM Mezzano-RA