"Carsismo e grotte

nelle evaporiti

dell'Appennino settentrionale"

Patrimonio Mondiale

UNESCO

La Vena del Gesso Romagnola spicca tra le eccellenze dell'Appennino settentrionale come unica catena montuosa costituita quasi esclusivamente da gesso.

La spettacolare bastionata gessosa con pareti alte, a tratti, oltre un centinaio di metri è da considerare un vero e proprio “monumento geologico” che caratterizza, in modo indelebile, il basso Appennino imolese e faentino.

Incastonata tra la più antica Formazione Marnoso-arenacea a sud e la più recente Formazione Argille Azzurre (calanchi) a nord, la Vena del Gesso si estende, per uno sviluppo lineare di circa 25 chilometri tra le Province di Bologna e Ravenna. L’intera superficie degli affioramenti gessosi non supera i 10 chilometri quadrati.

Le particolarità e i motivi di interesse di questo prezioso territorio sono molteplici e diversificati, frutto del lento, inarrestabile lavoro della Natura e della millenaria opera dell'uomo.

Una storia che comincia circa 6 milioni di anni fa, quando il mare Mediterraneo sperimentò la cosiddetta "crisi di salinità messiniana", dovuta alla chiusura dello stretto di Gibilterra e alla successiva evaporazione dell'acqua e quindi alla concentrazione di sali (tra cui appunto il gesso), che precipitarono in grandi depositi evaporitici. Uno di questi, tra i più importanti e spettacolari dell'intero bacino del Mediterraneo, è proprio la nostra Vena del Gesso.

Essendo poi il gesso un minerale solubile, la storia è proseguita con il lento lavoro delle acque, che, per centinaia di migliaia di anni, hanno disciolto in profondità le montagne, originando un reticolo sotterraneo di oltre 200 grotte per uno sviluppo complessivo che supera i 40 chilometri, nonché una miriade di forme carsiche di superficie, in particolare doline, di grandissimo interesse naturalistico e paesaggistico.

Dal momento dell'emersione di questo contrafforte gessoso, esteso da nord-ovest a sud-est e con i versanti esposti l'uno nettamente a meridione, l'altro a settentrione, le piante e gli animali hanno cominciato a colonizzare questi habitat, dando vita a comunità tipiche delle zone mediterranee, con specie di clima caldo e arido, da un lato, ed a comunità di ambienti montani, con specie amanti di ambienti freschi e umidi, dall'altro. Questa diversità biologica costituisce un altro grande valore della Vena del Gesso.

Anche la più recente storia dell'Uomo, frutto dell'antico legame con questo territorio, è ricca di motivi di interesse. Una storia le cui prime testimonianze risalgono all'età protostorica, quando le grotte furono utilizzate come luoghi di sepoltura e di culto. L'uomo ha poi occupato stabilmente la Vena, modificandone il paesaggio e lasciando testimonianze, spesso invadenti e negative, della propria presenza e delle proprie attività.

Oggi, l’intera formazione gessosa è posta all’interno del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e si può quindi considerare adeguatamente protetta; fa clamorosamente eccezione la zona di Monte Tondo, ancora interessata dalle attività estrattive.

Il 19 settembre 2023 l’UNESCO ha riconosciuto la rilevanza mondiale della Vena del Gesso, conferendo il prestigioso riconoscimento di Patrimonio Mondiale ai “Fenomeni carsici e grotte nelle evaporiti dell’Appennino Settentrionale”.

Speleo GAM

Mezzano-RA

Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna